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La danza della libellula – Storia di vita e di adozione

di Simona Maria Camisani
Prezzo di copertina: 17,00 

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La vita di Simona non è stata lineare, non perché siano avvenuti, nel mondo interno od esterno a lei, avvenimenti catastrofici, ma piuttosto perché proprio, incontrandosi con vari aspetti della realtà, ha potuto ascoltarsi, e raggiungere nuove, importanti e decisive consapevolezze.

In questo suo percorso di evoluzione e di crescita ha affrontato scelte coraggiose: ha lasciato un lavoro ben retribuito per cercare una dimensione lavorativa umana più rispondente al suo sentire e ai suoi valori; ha intrapreso la difficile strada dell’adozione anche se la scienza non aveva decretato l’impossibilità di una maternità biologica, dopo che alcuni tentativi di fecondazione assistita sono falliti, ma al di sopra di tutto, ha vinto l’amore!

 

L’autrice, nata a Monza nel 1970, è la mamma di un ragazzo di 17 anni di origine brasiliana. È un’arteterapeuta a indirizzo psicodinamico, professionista Apiart.

Da oltre quindici anni si occupa di interventi individuali e di gruppo, formazione e ricerca in arteterapia. Ha partecipato a diversi progetti integrati per l’inclusione sociale, l’intercultura, il disagio psichico, il decadimento cognitivo e l’adozione. Dal 2014 fa parte del gruppo studi sull’adozione e affido dell’Associazione Art Therapy Italiana. Formatrice per Enti no Profit; ha consolidato la cornice teorica in AIF – Associazione Italiana Formatori. Curiosa, medita, sperimenta.

Il libro è dedicato al figlio Luis.

 

 

Si discute e si scrive molto, oggi, di tecniche di fecondazione assistita; di complicati affidi, più o meno “congiunti”, ai genitori separati (a volte condotti contro le madri), e di adozioni di vario genere e tipo. Sono in gioco in ogni caso intense esperienze di donne, vissute in modi molto diversi. Parecchie cominciano a scriverne, in forma autobiografica e/o narrativa.

Tra le tante storie, scelgo e consiglio questa perché unisce il dolore del figlio “che non viene” alla speranza, alla ricerca di una realizzazione professionale autentica e a un’adozione fondamentalmente serena: per quanto può esserlo in ogni caso un’esperienza di maternità, in cui tanto spesso, come cantava De André, “gioia e dolore hanno un confine incerto”. È la storia di una mamma che oggi è arteterapeuta a indirizzo psicodinamico, professionista Apiart; di una donna che ha cercato e trovato in vari campi uno sbocco autentico.

Ciò che rasserena queste vicende complicate e questi percorsi in salita, nel racconto autobiografico di Simona Camisani, è la personalità dell’autrice, che attraversa crisi e delusioni senza farsene devastare, anzi facendone una leva creativa; inoltre può contare sulla solidarietà attiva di molte altre donne e pratica l’arteterapia come professione e grande risorsa personale.

Il libro è dedicato al figlio Luis, che frequenta il liceo artistico e ha rielaborato la foto dell’autrice posta sull’aletta posteriore del libro. Sappiamo quindi che la storia qui narrata ha un esito in fondo positivo, come suggerisce anche la leggerezza della danza della libellula contenuta nel titolo e nell’immagine di copertina.

Camisani ci fa partecipi del suo percorso. Della crisi personale che nel 1994 con un atto di coraggio e di autenticità l’ha portata a licenziarsi dall’ufficio della multinazionale in cui operava; del contesto di dolore e depressione che accompagnava quella metamorfosi; del matrimonio con Paolo, compiuto dopo otto anni di relazione altalenante.

La ricerca di un lavoro autentico ha avuto altre tappe complesse in diverse città europee e a New York, fino alla scelta dell’arteterapia.

In questo percorso naturalmente passano gli anni.

Quando Simona e Paolo si rendono disponibili alla possibilità di diventare genitori incontrano difficoltà, solo in parte fisiologiche. La coppia rischia di entrare in crisi. La mancata maternità, che non arriva nonostante un desiderio di fondo, lascia un’ombra nelle ricerche professionali dell’autrice. La coppia attraversa perciò il percorso della procreazione assistita, con relative massicce assunzioni di ormoni, controlli medici invasivi e delusioni ricorrenti. Infine Simona si orienta verso l’adozione internazionale.

Anche qui, la strada è in salita; sono oltre quattro anni di tentativi e di delusioni. L’abbinamento adottivo della coppia con una bambina brasiliana va in fumo per difficoltà burocratiche. In fondo al tunnel arriva finalmente l’incontro con Luis, bambino brasiliano che ha già una decina di anni.

Cinquanta giorni in Brasile. Emozioni incontenibili. Gioia immensa, abbracci, ma è faticoso stabilire un contatto profondo con lui e inserirlo nel contesto milanese, così diverso dall’ambiente in cui Luis è cresciuto. Bisogna conoscere e rispettare la natura del ragazzino.

Mediazioni, esplorazioni, un po’ di saudade. Molta poesia. Selvaggia pazienza. Simona è aiutata dalla sua famiglia, dall’arteterapia, da insegnanti comprensive, da una preziosa collaboratrice di madrelingua portoghese.

Nella lettura seguiamo la crescita di questo figlio. Luis in fondo cresce bene, anche se nel mondo si intensificano intanto le guerre e le difficoltà nell’accogliere veramente persone che vengono da altri contesti.

Anche se Simona è nata vent’anni dopo di me, i nostri percorsi di donne in cerca di autenticità hanno moltissimi punti in comune. Anche per questo ho letto la sua narrazione autobiografica con particolare interesse e partecipazione. La consiglio a tutte le donne e a tutte le persone che si aprono alla genitorialità. Nelle pagine di questo libro troverete moltissime sorprese e sarete accompagnate/i da una fiducia di fondo nell’amore e nell’arte.

Vittoria Longoni

 

ISBN:

000

Anno:

2022

Catalogo:

Collana: Autonarrazione biografiche

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