Sulle ‘letterature di frontiera’ si era aperto anni fa un confronto serrato, che negli ultimi tempi si è venuto attenuando; si tratta comunque di una nozione critico-storiografica ancora passibile di approfondimenti, non tanto sul piano teorico, quanto su quello pragmatico, di una ricerca riconducibile a particolari situazioni geografiche. E qui entra in gioco non la nozione di Piemonte, che è un’entità comunque definita, ma l’ulteriore specificazione, che ne isola una parte, attribuendole una configurazione in qualchemodo particolare. È fuori di ogni ragionevole dubbio la liceità di un approccio alla “geografia e storia della letteratura italiana”: ce lo ha magistralmente insegnato Carlo Dionisotti, che, essendo nato a Borgomanero, si può a doppio titolo considerare l’ispiratore di questo convegno. Ma un’altra cosa ci ha insegnato Dionisotti: che lo studio dei fenomeni culturali, e letterari in senso stretto, deve nascere dai fatti, e non da schemi aprioristicamente sovrapposti, che finiscono per tradire la loro autonoma configurazione.
Contributi di Giuseppe Zaccaria, Elisa Deandrea, Francesco Malaguzzi, Carlo Carena, Barbara Corino, Marco Cerruti, Lorenzo Mondo, Luigi M. Lombardi Satriani, Raffaella Tabacco, Salvatore Ussia, Chiara Settingiano, Cesare Bermani, Giusi Baldissone, Roberto Cicala, Roberto Carnero, Anna Nozzoli, Cristina Taverna, Dario Cocchi, Giorgio Barberi Squarotti, Giovanni Tesio, Dario Corno, Elio Gioanola, Carlo Brusa, Davide Papotti, Paolo Mauri, Claudio Marazzini, Piercarlo Grimaldi, Toni Cerutti, Ugo Nespolo.