Un libro che nasce per addizioni è sempre un libro almeno un po’ composito.
Ma Novecento in prosa non manca di direzione e di senso: l’uno e l’altra in necessaria simbiosi. Dalla “lunga fedeltà” a Carlo Dionisotti, a Lalla Romano, a Lucio Mastronardi, a Sebastiano Vassalli, alla non meno lunga
fedeltà a Monti e a Pavese (qui legati a una ben “dissimilare” affinità). O a Piero Chiara, ad Arpino, a Soldati, a Nico Orengo, l’amico perduto. Mentre potranno sembrare più occasionali gli interventi su Antonio Bobbio, Pirandello, Bacchelli, Burzio, Tonna, Busi o su qualcos’altro ancora. Ne è venuto un libro che in un primo momento l’autore avrebbe voluto intitolare Letture d’occasione, occasioni di lettura. Proprio per dire che non sempre ciò che procede da sollecitazioni occasionali è di per sé occasionale. Se ogni invito accolto è una vocazione esaudita, resta nell’occasione qualcosa di segretamente legato a un interesse cui si corrisponde: con fiducia,e persino con gioia, quasi sempre con sorpresa. In questo modo l’occasione si trasforma in una (pur piccola) avventura critica. E di certo in fertilità di mente e di cuore.
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