Un padre muratore, capace di fatiche eroiche, che si mette ad annotare come può, come sa, ciò che accade nella comunità, è ben degno di passare agli annali dei cronisti poveri, di coloro che non si rassegnano al passare del tempo e tentano di fissarlo ― come accade con le farfalle ― con lo spillo di una biro, di un lapis, di un “crajon”. Trovando poi in un figlio devoto lo spirito del testimone che a sua volta sente la forza del mandato.
La generazione di Papà è stata la generazione di giovani a cui non è stato dato di vivere la loro stagione di spensieratezza. Giovani che non hanno potuto essere tali perché travolti dalla guerra. Generazione che ha abbandonato il mondo dei padri. Eppure è stata la generazione che ha sentito su di sé il destino di dover cambiare le sorti del Paese, prima riscattandolo dalla dittatura, poi costruendo il boom economico che ha trasformato l’Italia da un paese agricolo in un paese industriale.